giovedì 26 luglio 2012

Umberto Eco: "Il cimitero di Praga"


Umberto Eco sa come stupire colpendo basso. L'umile ipotesi che muove questa recensione è che questo libro sia stato scritto quasi come risposta a quanti lo accusavano in "positivo" di aver disseminato "Il pendolo di Foucault"  di indizi sul grande Piano massonico. Tuttavia il messaggio inconfutabile di questo testo è il seguente: non c'è nessun Grande Piano. E se c'è, è stato progettato artatamente da chi sta al potere e dai suoi servi per depistare, corrompere, troncare, sopire, dividere e soggiogare.
Il protagonista di questo Cimitero è Simone Simonini, uomo dal passato oscuro fitto di intrighi e vicende rocambolesche, sul quale Eco con la voce del Narratore precisa in postfazione che sebbene fosse l'unico personaggio di fantasia, un Simonini (o forse più) potrebbe esserci stato nel fiume della Storia Umana.
L'humus intellettuale del protagonista affonda le radici nell'antisemitismo gesuitico del nonno, bilanciato da un padre che più carbonaro non si poteva immaginare. Affascinato dai racconti dell'uno e dell'altro, si laurea in legge e in apparenza lavora come notaio.
Ma la prima cosa che risalta agli occhi è la struttura narrativa dilaniata (come il protagonista) tra Simonini e l'alter ego, l'abate Dalla Piccola, che come in un gioco di specchi si narrano l'uno dell'altro ponendosi dubbi, interpretando i reciproci comportamenti, raccontandosi a loro volta. A bilanciare le due voci c'è quella del Narratore, deus ex machina che approfondisce e colma la storia intessuta dai due personaggi.
Il romanzo storico che ci viene presentato, con la sua fitta galleria di personaggi e comparse che partono da Freud (nel diario di Simonini scritto come Dr. Froïd) a Garibaldi, da Bixio fino Ippolito Nievo (e sono solo dei minimi esempi), ha una trama ben congegnata, fitta ed edotta in ogni singolo dettaglio ambientale, culturale e politicoeconomico.
Che si parli della spedizione dei Mille o della guerra francoprussiana o di propaganda antiebraica (la sua preferita) Simonini è lì per fare il suo dovere: costruire false informazioni per le intelligence europee o infiltrarsi nelle masse rivoltose per manipolarne le menti e spingerle nelle fauci dello Stato. Finché un bel giorno i servizi segreti russi non gli affidano il sogno della sua vita: spostare l'odio contro gli ebrei (russi) colpevolizzandoli dei mali del mondo allo scopo di costruire un nemico interno.
E Simonini, lo stolto, eseguì.
Non svelando altro, vi lasciamo alla narrazione (puntigliosa, tuttavia scorrevole quanto piacevole) che vi scaglierà nel pieno dei moti carbonari e nelle successive vicende fino alle soglie del XX secolo, accompagnati da millantatori, cialtroni, garibaldini, reazionari, religiosi, poeti, eroi, falsari, psicologi e matti da legare.

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