sabato 21 gennaio 2012

"Io vi conosco signor Annorex"


"Adesso permettetemi di completare quanto ho da dirvi. Io vi conosco signor Annorex. Voi, se pur non i vostri compagni, non avrete forse tanto da lamentarvi del caso che vi lega al mio destino. Troverete tra i libri che mi servono per i miei studi favoriti l'opera che avete pubblicata sui grandi fondali marini. L'ho letta spesso. Voi avete portato questa opera tanto lontano quanto ve lo permetteva la scienza terrestre. Ma non sapete tutto, non avete visto tutto. Perciò lasciatemi dire, signor professore, che non deplorerete il tempo passato a bordo della mia nave. Viaggerete nel paese delle meraviglie. La meraviglia, lo stupore, saranno probabilmente lo stato normale della vostra mente. Non vi stancherete facilmente dello spettacolo che sarà incessantemente offerto ai vostri occhi. Io sto per rivedere in un nuovo giro il mondo sottomarino - chi sa, forse l'ultimo - tutto ciò che ho potuto studiare in fondo a quei mari percorsi così tante volte, e voi sarete il mio compagno di studi. A partire da questo giorno voi entrate in nuovo elemento, voi vedrete ciò che nessun uomo ha ancora visto - poiché io e i miei non contiamo più - e il nostro pianeta, grazie a me, sta per svelarvi i suoi ultimi segreti.
Non posso negarlo: tali parole ebbero su di me un grande effetto. Ero preso dal mio lato debole e dimenticai per un momento che la contemplazione di quelle cose sublimi non poteva valere la libertà perduta. D'altronde contavo sull'avvenire per risolvere questa grave questione. Così mi accontentai di rispondere:
"Signore, se avete rotto con l'umanità voglio credere che non abbiate rinnegato ogni umano sentimento. Noi siamo dei naufraghi caritatevolmente raccolti a bordo della vostra nave, e non lo dimenticheremo. Quanto a me personalmente, non nego che se l'interesse della scienza potesse assorbire anche il bisogno di libertà, ciò che il nostro incontro mi promette offrirebbe grandi compensi."
Credevo che il comandante mi avrebbe teso la mano per sugellare il nostro trattato. Non ne fece nulla. Mi dispiacque per lui..
"Un'ultima domanda" dissi al momento in cui l'uomo inesplicabile sembrò voler ritirarsi.
"Dite, signor professore."
"Con quale nome debbo chiamarvi?"
"Signore" rispose il comandante "io non sono per voi che il capitano Nemo; e per me i vostri compagni e voi siete esclusivamente i passeggeri del Nautilus."

Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, Mondadori, 21a edizione, 1995, pp.85-86, € 11,00
  

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